venerdì 3 agosto 2012

Ritorno in Indonesia

Prima di cominciare, voglio far presente che questo è un diario di viaggio, molte cose scritte risentono delle emozioni provate al momento e alcune considerazioni che possono sembrare arbitrarie, sono comunque sincere, seppur possano mostrarsi ingenue...


lungo la costa, al tramonto..verso Sumbawa...
L’Indonesia è uno dei paesi a cui mi sento maggiormente vicino, quando lo visitai per la prima volta nel 2002 ne rimasi ammirato. Oltre alla natura selvaggia e al fascino degli antichi (ma ancora frequentati) templi immersi ed invasi dalla vegetazione, il popolo indonesiano è carico di mistero e di una saggezza antica che permane a causa di una forte identità. Inoltre la popolazione è di matrice buddista, questo li rende un popolo socievole ed accondiscendente rispetto a chi la pensa in modo diverso da loro, noi purtroppo, cresciuti in un ambiente cristiano, così come penso per il pensiero islamico, facciamo molta fatica a tollerare le filosofie diverse dalla nostra, anzi, proprio il fatto di “tollerare” ci rende chiusi al diverso. Mi è capitato in Indonesia di parlare con ragazzi che pregavano insieme in un parco, pur essendo di religione diversa, allo stesso modo i genitori andavano ancora a buttare i fiori nel cratere dell’Urinjani per pregare lo stesso vulcano che anche quest’anno li graziasse restando dormiente. L’idea di un popolo di uomini che ha timore e rispetto per la natura li rende ai miei occhi unici (direi proprio unici) in questo mondo.
Ora cominciamo il viaggio, prima la tabella di marcia:
6/8 Venezia- Amsterdam
7/8 Amsterdam- Jakarta- Dempasar- Ubud
8/8 Ubud
9/8 Ubud
10/8 Ubud – Yung Pandang (Isole Sulawesi)
11/8 Yung Pandang - Rantepao
12/8 Rantepao - Villaggio Toraja
13/8 Trekking in Limbong
14/8 Trekking in Limbong – Rantepao
15/8 Rantepao – Senkyang
16/8 Senkyang – Yung Pandang
17/8 Yung Pandang (isola, mare) – Surabaya
18/8 Surabaya – Singiggi
19/8 Singiggi – Kuta Beach
20/8 Singiggi – Sumbaya (Bima) – Dompu
21/8 Dompu – Bima – Sape – Komodo
22/8 Komodo (isole)
23/8 Komodo (trekking) – Rinja
24/8 Rinja – Bima
25/8 Bima – Dempasar – Surabaya – Jojakarta
26/8 Jojakarta – Prambanan – Sanghyran
27/8 Jojakarta – Amsterdam –Venezia
 
Consumo biancheria: 4 paia di calzetti, 4 mutande, 3 magliette, 2 pantaloni...
un sapiente artigiano scultore del legno...aveva 86 anni, ne lavorava da 80.

6/8
Questo diario comincia in ritardo, l’aereo da Venezia parte con un ritardo di 5 ore, siamo arrivati la sera ad Amsterdam, giusto in tempo per trovare un albergo, fare uno spuntino veloce e dormire…
Il gestore dell’albergo non so perché ma mi fa pensare allo Jago di Otello.
7/8
Una giornata di viaggio pesante (non per l’oppio eh..): la mattina è passata tra le strade di Amsterdam, tutto sommato deludente, come si dice che in Svizzera ci sono solo cioccolata ed orologi (ma so che non è così) qui vanno per la maggiore sesso e spinelli. Sarei a favore della liberalizzazione delle droghe...ma se il popolo poi si riduce come questo forse è meglio di no…comunque un giorno è troppo poco per trarre conclusioni… facciam finta che Amsterdam non l’ho vista.
Abbiamo lasciato la città olandese alle 12.00...da qui in poi solo aereo, fino al giorno dopo, passando per Singapore e Jojakarta, infine Dempasar.

i bambini di Ubud davanti una macchina fotografica...
8/8
A Dempasar abbiamo aspettato poco, circa 2 ore, altre 2 ore poi per arrivare ad Ubud…nulla di particolare, il tempo di trovare un bungalow e lavarsi, è stata una tipica giornata di arrivo. Ubud è sempre Ubud, è la seconda volta che la vedo ed è sempre unica, un paesetto popolato di grandissimi artigiani del legno e artisti in tutti i campi, se uno di questi artisti/falegnami venisse in Italia farebbe fortuna.
9/8
Una replica di due anni fa…mezza mattina passata organizzando i voli aerei e girando nelle botteghine; fino al pomeriggio con una scarrozzata in taxi visitando paesetti con templi, tra  risaie e cascate; con bancarelle con le zucche intarsiate e giardini di spezie. Dopo aver comprato un regalo, tornati ad Ubud non ho resistito all'acquisto di un porta medicinali proveniente da Sumatra.
10/8
Un giorno di spostamenti in aereo, partiti da Ubud (alle 10) avendo fatto prima una passeggiata nello splendido paesetto, resterà come ricordo l’acquisto di fumetti (a 10.000rp-1 dollaro) e lo sguardo dolce delle bellissime ragazze indonesiane. Al secondo scalo, eccoci a Uyung Pandang, tipica metropoli da paese sottosviluppato o perlomeno in piena anarchia urbanistica (sono tutti uguali) trovata la solita guida per il prossimo tour di 7 giorni e dopo aver cenato eccomi sopra un letto...Notte.
11/8
Si comincia in ritardo (1 ora da parte della guida) ma poi va tutto liscio…un lungo viaggio in macchina di 6 ore; passiamo per villaggi di pescatori (Bughy) ottimi costruttori di navi (diciamo barche) fino a Rantepao.
operai manutenzionano il tetto in un villaggio di pescatori...

12/8
Non ci siamo però fatti sfuggire la mitica (secondo gli indonesiani) “Erotic Mountain”, un colle di vulcano con una fitta boscaglia a forma di V con una linea dritta che dal basso la tagliava fino a metà \I/….si, ci voleva molta fantasia, molta.
bambini riottosi (la bambina con la maglia gialla era un vulcano d'energia) al belvedere dell' Erotic Mountain.
Rantepao è un  bel paesino (non bellissimo..) La mattina di oggi è stata sanguinolenta, siamo andati in un villaggio toraja per assistere ad un funerale, una lunga cerimonia di tre giorni, in cui vengono sacrificati decine di maiali e bufali.
in cammino tra i campi dei villaggi Toraja...sullo sfondo una casetta per la siesta, con il tipico tetto toraja.
La mattina infatti siamo andati prima al mercato di bestiame, dove i maiali venivano legati e venduti con grugniti strazianti, i bufali non sono così intuitivi, ma i maiali sanno che stanno per morire… Arrivati al villaggio sulla collina dove si teneva il funerale, tra sgozzamenti e squartamenti, grugniti e rantoli disperati dei maiali, erano tutti a mangiare felici, ci si sedeva al piano terra delle case, che era una sorta di cortile domestico dal pavimento di bambù e cuscini. Abbiamo bevuto caffè e mangiato biscotti fra risi, schiamazzi e urla degli animali. Sono cerimonie umane e in un certo senso “naturali”… sono rimasto scioccato guardando come i contadini ammazzassero con disinvoltura i maiali, ma quella carne poi finiva nel riso che si mangiava, noi siamo abituati a mangiare la carne senza vedere come viene “alimentata” e macellata.
allegri compagni portano legname dalla montagna ai villaggi a valle.
Tornando in paese, siamo passati per il villaggio che nascondeva tra la selva della montagna, una parete con tombe toraja incavate nella roccia, antiche anche più di 700 anni; si saliva lungo una scalinata, in mezzo a sarcofaghi col muso di bufalo o cinghiale (uno stile che ricorda il Signore degli Anelli di P.Jackson) colmi di ossa bianche, veramente tetro, molto lovecraftiano, inoltre ad un certo punto, quando ero rimasto solo, mi sembrava di essere su un film horror con Leatherface che poteva spuntarmi improvvisamente alle spalle (c’erano così tante ossa dappertutto che mi ricordava la stanza della sua casa nel primo film del ’74).Purtroppo non ho foto, probabilmente avevo finito il rullino. La sera, tornati in albergo, dopo una doccia ed una cena, ce ne siamo andati a letto, domani ci aspetta uno splendido trekking!
una bambina dolcissima e timida...
13/8
Trekking a Limbong: ho passato due giornate fantastiche! Camminando tra le valli dei Toraja e passando tra piccoli villaggi senza elettricità, che vivevano seguendo i ritmi della terra, incontrando i bambini che lungo i sentieri per andare a scuola cantavano e ridevano, così come i contadini che durante il lavoro nelle risaie sostavano e chiacchieravano all’ombra di un albero (eravamo in un mondo idilliaco). Siamo partiti il 13 mattina alle 9.00, dopo un breve tratto in macchina è cominciato un trekkink 8abbastanza semplice) di 6 ore, si passava tra risaie e zone simili ai nostri boschi, lungo il cammino, fra Sali e scendi, incontravamo bambini che urlavano “Hello” ridendo come matti…ho scoperto più tardi che per loro eravamo quasi degli alieni, un bambino mi teneva distante allungandomi un bastone ed un altro, quando scherzando mi sono avvicinato velocemente verso di lui, si è letteralmente buttato giù dal sentiero sulla scarpata…non so come ha fatto ma non si è fatto nulla.
Saluti in Toraja:
Apakareba= Ciao, come stai?
Carebamelo= Bene, grazie.
Boghimelo= Buonanotte
Verso le 15 siamo giunti al villaggio Toraja di Limbong: questo villaggio è ancestrale, qualcosa che da noi non può più esistere; è un luogo, con persone, animali e paesaggio fuori dal tempo…magico!
poco più avanti un bambino
ci guarda sospettoso...
Arrivati li ci siamo accomodati con la guida a bere del caffè o del te, tutto il villaggio (6 famiglie) si è messo a fissarci incuriosito, eccetto i contadini che lavoravano i campi di riso tutt’intorno. Non ho resistito e mi sono incamminato solitario in quelle risaie magiche, al ritorno una bambina dolcissima si è presentata e poi non capendo altre mie domande è scappata a casa. Si chiama Ester.
In piazza Jonny e Carla giocavano a pallavolo con i ragazzi, i bambini più piccoli invece giocavano ad uno strano gioco, una via di mezzo tra calcio e capoeira brasiliana, ed erano dei fenomeni. Quelli più piccoli ancora prendevano un bastoncino, si mettevano in cerchio stringendolo ognuno con la mano, si dondolavano cantando una canzone con lo stesso motivo di “ninna nanna ninna ohh” e alla fine della canzone lasciavano improvvisamente il bastone e perdeva il più lento che restava con il legno ancora in mano…
La sera abbiamo cenato con riso, verdure e noodles in casa di una famiglia locale, gentilissima.



Poi, dopo una sosta all’aperto, alle 20.30 siamo andati a letto…in una casa di locali, un’abitazione toraja! Troppo bello. Ovviamente fuori regnava il silenzio ed il buio, non c’erano luci artificiali, eravamo circondati da montagne e l’unica luce era quella della luna che illuminava flebilmente il terreno e le cime montuose, troppo bello!
il nonno con la nipotina raccoglie i frutti del cacao e la legna.
14/8
Ammetto che la notte non è stata delle migliori…a parte l’ammassamento in un solo stanzino, i materassi erano molto “ini”; lungo la notte poi si sentivano rumori di ogni genere…latrati e lotte fra cani in primis.. però faceva tutto parte di quella splendida sensazione “ancestrale”.
Un'immagine unica, il papà concentrato cerca e butta i semi cattivi
...e il figlio ci guarda impassibile, un po' corrucciato.
Già alle 4.00 si sentiva il rumore di un popolo affaccendato… io ho aspettato le 6.30 per alzarmi, sono sceso giù dalla scala e ho preso un caffè offertomi dalla guida, mi sono incamminato tra le risaie, osservando i contadini che portavano i bufali nei campi incolti…




Flotte di bambini scendevano da altri villaggi e lontani passavano tra le valli, tutti per andare a scuola. Cantavano le filastrocche e si rincorrevano; sembrava di guardare un film Disney, fuori dalla nostra “normalità”.
bambini che vanno a scuola accompagnati dalla ragazzina più grande

Questa gente mi fa capire che può ancora esistere in questo mondo la sobrietà e la tranquillità libera dal tempo. Sorridente me ne sono tornato al villaggio a completare la colazione, ormai tutti erano svegli e pronti ad incamminarsi nuovamente.
altri lavoratori..niente macchine...e nessuno sguardo contrariato o triste.
il villaggio toraja nel quale abbiam pernottato...
Questa volta il trekking è stato più faticoso, ma anche più bello; camminando tra le risaie e i villaggi sperduti tra le valli.
alcuni bambini del villaggio...
il villaggio toraja dove abbiam dormito, questa è la piazza principale, qui si possono osservare i tetti unici delle abitazioni.
bambini un po' più grandi, alcuni con la divisa scolastica
bambini in altri villaggi.
Ho imparato a dire “apakareba” ed ogni volta che mi rivolgevo a qualcuno lungo il sentiero con quella parola, sorrideva divertito e rispondeva.. i bambini scoppiavano a ridere come matti. Siamo passati lungo un ponte sospeso, nulla di eccezionale, ma la salita per raggiungerlo è stata tosta.
Le 6 ore di trekking si son fatte sentire, arrivati tra la “civiltà” e fattomi una doccia in hotel, mi sono diretto con Walter (Mezzoforte) ed Alessandro in città, Ryobamba, per sistemarmi le scarpe (10.000 rupie) e mangiare due bei plunchake..squisiti.


altri villaggi con i loro titpici tetti.





















contadini al lavoro nei campi...
I miei due compagni sono tornati in albergo, io curioso ho passeggiato per un bel po’ e tornando indietro, oltre alla gente che sempre mi salutava, molte ragazze si son volute presentare a me…non so ancora che tipo di fascino vedono nello straniero bianco, non so se è curiosità o fascinazione. Qui le donne sono bellissime, il corpo è snello e tonico (lavorano e camminano molto) i capelli sono neri e lucenti, il viso è molto dolce e gli occhi profondi.. e pensare che in certi posti qui le donne si possono ancora “comprare/sposare” scambiandole con un bel bufalo…non serve aggiungere che sono servizievoli, umili…non so se definirle sottomesse, in realtà vedo un animo molto più forte di molte ragazze vanitose italiane.
una scolaresca...per loro noi eravamo come delle attrazioni da circo!
Comunque sono tentato di venire a vivere qui, di fatto mi manca il coraggio e ho troppi legami con il mio paese…
Torniamo a noi: la sera è stata atroce, Walter, Gigi (Jonny) e Alessandro sono stati male (avevano mangiato grasso di maiale come porci in una bettola…). Con il gruppo decimato abbiamo cenato sullo stesso ristorante (Mart’s Cafè). Un’ultima passeggiata a Rantepao e poi a letto.
Sedia= si vende
Plan Plan= piano piano
Hati hati= attenzione!





15/8
le particolari tombe incavate nella parete rocciosa...
Oggi ho un raffreddore bastardo. La mattina comincia presto, vista la cattiva salute dei tre compagni, si respirava un’aria alquanto “indisposta”… Sistemate le valigie in macchina, il viaggio è continuato passando tra i villaggi e i luoghi di culto, dove si potevano osservare molte particolari tombe incavate nella roccia, con annesse delle statuette di culto, le tombe venivano scavate sulla roccia a mani nude (martello e scalpello) ed erano profonde dieci metri!.. ci dovevano stare circa 7 corpi.

Oltre alle tombe erano presenti le fondamentali statue che rappresentavano il morto. Prima di ripartire ho comprato un gran bel machete… che solo in seguito ho pensato fosse troppo lungo da nascondere in valigia… speriam bene!
amici nel villaggio delle maestre tessitrici...

In realtà sono riuscito a nasconderlo, togliendolo dal fodero e proteggendolo (proteggendo la valigia) coprendo la lama con bottiglie di plastica.
Un’altra forma di “sepoltura” a dir poco incredibile era riservata ai neonati morti prematuramente: questi venivano riposti negli incavi fatti appositamente negli alberi, col tempo l’albero rimarginava la ferita ed inglobava il piccolo ospite. Della tomba rimaneva soltanto una cicatrice nel tronco, i corpicini divenivano parte dell’anima dell’albero. Lo trovo poetico.
Il viaggio in macchina è continuato per 7 ore, il ragazzo (simpatico) che ci faceva da guida ci ha salutati prima della lunga scarrozzata (era un Toraja). Poi, prima di arrivare a Snkyang ci fermiamo in un villaggio di “tessitrici”, tra le case(capanne) si trovavano piccole fabbriche con all’interno dei telai a mano. Riuscivano a ricamare velocemente tessuti di una qualità imbarazzante, un’altra forma di artigianato di altissimo livello che ormai da noi è estinta. Arrivati sulle 16 a Senkyang, abbiamo preso subito una canoa a motore per visitare i canali e le case dei pescatori (che ci offrivano te e banane fritte). Questo paese mi piace! La sera dopo cena abbiamo fatto una camminata in giro per la città, tutti ci salutavano, durante una sagra del paese le ragazze con i loro profondi sguardi mi mettevano in un piacevole imbarazzo.
gli stessi di prima, hanno voluto farsi una foto con più amici ...

16/8
Cacchio ho un raffreddore macistico! Comunque è stata tutta una giornata di macchina: Senkyang-Makassar.
In macchina il raffreddore ed il mal di testa è aumentato, arrivando al culmine nella serata. Per fortuna oggi c’era ben poco da vedere. Abbiamo fatto solo una camminata nel lungo mare dopo la cena, con i soliti “Hello mister” e sorrisi imbarazzanti di ragazze.
un'escursione in motoscafo, tra i villaggi di pescatori...
17/8
Un’altra giornata di spostamenti, la mattinata è stata proprio bella, andati al mare, in un isola poco distante da Makassar, per paura di farmi il bagno aumentando il mio raffreddore, prima che il sole calasse a picco e mi abbrustolisse, ho pensato bene di farmi un giro sull’isola, ho avuto modo di conoscere un po’ di ragazze (sono tutte curiose di conoscerti…).
io e alessandro in mezzo a jessy
 e ai suoi amici con le mamme.
Una di queste si chiama Jassy e scambiandoci il numero di casa l’ho invitata a venire in Italia… quando ancora ero in viaggio ha chiamato a casa mia (in Italia) trovando mia madre (che non sa l’inglese) e dicendole “Hello, Bizzotto family?” e qualcos’altro che mia madre non riusciva a decifrare…non capendo era convinta mi fosse successo qualcosa!.. ma sì è tranquillizzata subito, se hai un incidente o muori quando sei all’estero ti chiama l’ambasciata parlandoti nella tua lingua.
Tornando a noi, ora sono in aeroporto e fra poco mi imbarco per l’isola di Sumbawa, dubito che faremo qualcosa degna di nota…
Infatti a Sumbawa non c’è praticamente nulla, l’hotel era enorme e le cameriere del ristorante sembravano volerti dire “portami via con te, aiuto!”
18/8
La mattina ci siamo diretti verso il centro storico, lo pensavo (come diceva la guida della Lonely Planet) un piccolo centro in stile coloniale olandese, gli olandesi sono stati i più “influenti” colonizzatori dell’Indonesia, appropriandosi di quantità assolute di oppio (che gli è servito alla fine della seconda guerra mondiale per ripagare l’indebitamento…) in realtà non si è visto granchè: abbiamo visto un grande ghetto tipicamente islamico, con la moschea Menjid Amiagl (sicuramente ho scritto sbagliato) nel cuore del sasak, il mercato arabo. Tutto il pomeriggio è andato perso tra aeroporto e volo, nel tardo pomeriggio si è giunti in Lombok, dove troviamo un taxista molto costoso.
bambini si divertono come matti a pescare a Singiggi..
Questo taxista ci era stato consigliato da un italiano del posto (sempre diffidare degli italiani all’estero, tronfi e affaristi). Arrivato a Singiggi; me ne sono rimasto negativamente sorpreso, non me la ricordavo così “schifosamente” turistica (capisco perché gli attentati contro l’occidente avvengono in certi luoghi) ma almeno i bungalow erano carini e la notte ha accolto i miei sogni.
19/8
Questa giornata doveva per forza essere persa; invece non è andata proprio così… la mattina è andata progettando il tour di Sumbawa-Komodo, infatti l’isola di Flores è troppo distante e quindi impossibile da visitare per tempo. La guida non mi convinceva affatto, ma ormai l’affare era fatto…
La giornata si è riscattata per divertimento, andando a Kuta Beach, dove i Pic Pic (zanzare) cioè le ragazze mercanti ti assillano lungo la spiaggia spingendoti a comprare i loro parei, tra queste ragazze abbiamo ritrovato Sic, una ragazza conosciuta 2 anni prima.
Anch’io ho finito per essere abbattuto da queste furie venditrici, comprando 3 tovaglie e 3 parei…
La sera solita prassi e tutti a letto.
lungo la costa al tramonto, guardando i mulinelli che smuovavano l'acqua...
20/8
Questi successivi 2 giorni sono stati brutti a causa della pessima e sprovveduta guida…è cominciato alle 7.00 il lungo viaggio per Komodo. In teoria si doveva (seguendo il tour della guida) visitare il vulcano Tambora e i villaggi tra Dompu e Bima…non abbiamo fatto nulla; questa giornata è cominciata seduti sulla macchina (ore 7.00) ed è finita seduti sulla macchina (22.00). Siamo arrivati a Dompu, la guida non era mai stata a Sumbawa, siam finiti col dormire in una specie di bordello, tutti gli altri alberghi erano prenotati da un’orda di motociclisti che si facevano il giro dell’intera isola (capita spesso in Indonesia di incontrare flotte con decine di motociclisti lungo le strade).
21/8
Sabato 21 abbiamo intrapreso il viaggio alla volta di Komodo, sulla barca da cui sto scrivendo in questo momento. Sempre con la solita guida incapace, siamo partiti da Dompu fino a Bima, dove abbiamo stretto il contratto per il viaggio sulle isole dei dragoni (siamo partiti alle 13.30). Erano due coreani, una famiglia in realtà, dove la moglie era terribile e comandava; un po’ alla Woody Allen in “ho solo fatto a pezzi mia moglie”:
-“Sono io il capofamiglia, tua madre prende solo le decisioni.”
in battello...verso Komodo, lasciandoci alle spalle Sumbawa.
Abbiamo dato il bel servito alla guida “fantoccio” pagandola 3500.000rp (gli è andata comunque bene) e dopo aver mangiato un po’ di biscotti della sawada (la compagnia che ci porterà alle Komodo) siamo partiti.
Il viaggio dal porto è cominciato alle 15.00, per raggiungerlo siam dovuti andare a Sape, a 2  ore di strada da Bima, dove abbiamo incrociato molte scimmie tra le colline, fra gli alberi di tek e di ebano… Abbiam preso sotto anche un capretto che per grazia divina si è salvato. Il piccolo battello non è male, la guida è simpatica e la cucina è buonissima. La stiva ospiterebbe 16 persone, quindi abbiamo molto spazio. Il viaggio è stato lungo ma piacevole, lungo un mare blu profondo, tra isole vulcaniche senza tempo…grande!
Come ciliegina sulla torta.. tramonto in mezzo al mare!
i tramonti nel bel mezzo del mare...
Ci siamo fermati alle 20.30, abbiam cenato con ottimi pasti, poi tutti giù nella stiva a dormire cullati dalle onde.
22/8
Oggi siam entrati ufficialmente sull’isola Komodo, sbarcati alle 7.00, a darci il benvenuto una grossa aquila che sta conoscendo la libertà dopo una vita in cattività…
un dragone nel bel mezzo del sentiero...
Komodo somiglia molto alle Galapagos, sia come pulizia che come ambiente, solo che qui corri il rischio di pestare un lucertolone un bel po’ più grande delle iguane darwiniane… Si è svolto tutto come alle Galapagos: una guida, un sentiero, un mondo incontaminato dall’uomo, unica differenza gli animali, alle Galapagos le stars erano molte, qui la celebrità è una sola, il Dragone: un varano di 2 o anche 3 metri, ancestrali, senza tempo…eterni anche nella postura e nei movimenti. La visita è stata tutto sommato breve, in seguito siamo sbarcati sul villaggio di Komodo, dove vivevano solo pescatori, i bambini però erano assillanti, tanto che senza volere gli ho insegnato una canzone ispirata al momento dal titolo: Desperazion!
Siam poi sbarcati su una spiaggia con dei coralli bellissimi e giganti, la guida ovviamente ci ha proibito di portare gli zaini…
Dopo cena siam tornati a Komodo per dormire dai rangers, in una capanna in mezzo ai dragoni, ai cervi e ai cinghiali che durante la notte si son fatti sentire con le loro scorribande…fantastico!!!
23/8
Un’altra sveglia mattutina, molto mattutina (5.30) a dire il vero non ho dormito per niente…comunque, stando attenti a non calpestare qualche varano (sono immobili e si mimetizzano col terreno) ci siamo incamminati lungo il trekking di 8 ore per Gurung Ara, uno dei vulcani di Komodo. Si arrivava a 520 metri, nulla di che, ma senza colazione e con il sole cocente (dalle 8 in poi…) non è stata una passeggiata. Proseguendo abbiamo incontrato 2 varani, 1 bufalo e svariati cervi e cinghiali…
foto di gruppo, io sono in prima linea, dietro da sx a dx: Jhonny, guida, Papà, Walter, prima guida, Alessandro, Armando.
due amici di sempre, Armando e mio padre...sullo sfondo la costa...
Infine in cima si gustava il panorama, piacevole perché si potevano vedere tutte le isole interne. Tornati giù, i tagli per le piante spinate e le bruciature per il sole, sono aumentate. Alle 12.30 siamo partiti alla volta di Rincha, con una sosta davanti ad una bella spiaggia…solo davanti perché avevamo appena pranzato e ad attenderci in riva c’era il sole delle 13.30…
una simpatica lucertola di 2 metri...non si spostava dal porticciolo...
Finalmente a Rincha...me la sono vista brutta al campo dei rangers: un varano, stuzzicato dal rosso del mio marsupio (sono come i tori, ma il rosso per loro è come carne fresca pronta da mordere) ha cominciato a correre verso di me (sono veloci quando corrono) fortunatamente mi sono arrampicato alle scale a pochi passi da me…un ranger l’ha poi allontanato con un attrezzo apposito. Ho nascosto il marsupio e ho potuto nuovamente camminare tra i varani, fino al battello dove abbiamo cenato, siam tornati col buio pesto delle 20.00 al campo rangers per passare la notte. Jonny ha fatto morire tutti dal ridere lungo la strada, era buio pesto (li non c’erano luci ed era tutto nero) ed aveva una paura matta di pestare un varano, appena gli sembrava di veder qualcosa di simile a un passo dal piede, saltava in aria o correva indietro…
varani tra le case dei rangers...mai uscire di notte!
24/8
Anche questa notte non ho dormito, se prima erano i cinghiali che scorrazzavano, ora erano le scimmie che saltavano sul tetto tutta la notte. Anche oggi ci aspetta un piccolo trekking, una passeggiata tra le valli di Rinja più che altro…durata dalle 6 alle 9, con il solito sole implacabile, incontrando due varani dormienti solitari ( i varani russano, l’ho scoperto ieri sera).
Rinja è un’isola più bella di Komodo, da l’idea di essere più selvaggia e più “antica”, ma è forse merito delle sue ampie vallate. Tornati al battello, prima del pranzo ci siamo fermati in una spiaggia, tutto sommato bruttina, sporca (i rifiuti umani a volte arrivano fin a qui) però ad allietarci, la presenza di olive di mare e la raccolta di clipeaster davvero numerose.
Dopo l’ultimo spuntino in battello (buono come sempre) ho sistemato la valigia ed ora sono qui, sul letto a scrivere, lontano dal sole ma con le mie bruciature… Sono le 15.40, fra un’ora e mezza arriviamo al porto di Sape, poi preso un bus (che ci aspetterà li) ci dirigeremo a Bima, dove ceneremo e dormiremo, domani si prende l’aereo per Jojakarta…


il paesaggio a Rincha...
25/8
Che palle sta giornata! Tutta in aeroporto, solo per arrivare a Jojakarta dobbiamo prendere 2 aerei, adesso sono a Dempasar e sto morendo di sonno, stanotte non ho dormito niente e manca ancora molto prima di arrivare a destinazione…non credo che oggi si farà gran che…
..Eccoci arrivati! Le stanze a 150.000rp sanno un po’ da muffa ma vanno bene alla fine siamo arrivati alle 19.40; non vedo l’ora di lavarmi ed andare a letto.
26/8
Eccomi all’ultima sera indonesiana, la prossima pagina verrà scritta in aereo…sento già che mi mancherà il calore e la bellezza di questo popolo. Oggi siamo andati prima a Prambanan, ma siccome l’entrata costava 10 dollari e ci eravamo già stati 2 anni fa, abbiamo preferito andare in un bel negozio di arte. Poi ci siam diretti a Sanghiran (terra dei fossili) dove con 3 scooter; io, papà e Armando ci siam fatti accompagnare nelle cave di fossili…
Troppo forte, oltre ai fossili abbiamo comperato due coppie di statue cerimoniali in tek.. fantastiche!
Tutte le donne indonesiane hanno un atteggiamento sensuale.
Alle 17.00 ben carichi, siamo partiti per Jojakarta, fermandoci a cenare nella galleria d’arte della mattina.

27/8
Non è possibile, l’aereo per Amsterdam ha 2 ore di ritardo, in questo modo perdiamo la coincidenza per Venezia! Il dramma è che l’aereo non ha problemi.. è solo mezzo vuoto e quindi non parte.
il mercato in chiusura a Jakarta...se non sbaglio...
una giovane ricamatrice
Tralasciando la sfiga oggi è stato proprio una bella giornata. In primo luogo siamo passati da un laboratorio di Batique, dove ho parlato il mio inglese maccheronico con delle studentesse (in questo diario sembro un marpione…) dopodiché, sempre nel centro di Jojakarta, abbiamo visitato il palazzo del sultano: il Kraton. Non c’è che dire, il sultano sapeva il fatto suo, basti pensare che buttava un fiore nella piscina dove si bagnavano tutte le concubine, la prima che raccoglieva il fiore passava la notte con il re… non aggiungo altro. Saliti in macchina ci siam diretti al Borobudur (in ore bollenti 12-15) i miei ricordi ben si confondevano con ciò che vedevo.
Dirigendoci all’hotel per preparare i bagagli, ci siamo fermati per 30 minuti in un mercato locale, a me piacciono tantissimo: odori, colori, gente…è un luogo caotico ma armonico, peccato che in questo viaggio ne ho visti pochi, inoltre è bello fermarsi e parlare con la gente scherzando sulle cose che non conosciamo…
Ora però siam fermi qui a Jakarta, non credo che scriverò altro, salito in aereo di fatto non sarò più in questa splendida terra… per la prima volta non sono felice di tornare a casa, questo popolo mi piace tantissimo.
Arrivederci Splendida Indonesia.

Tra oriente ed occidente
Nell’ultimo viaggio in Indonesia ho notato numerose differenze di “razza” dovuto forse al modo di vivere. L’occidentale ha una maggiore varietà di fisionomie e caratteristiche fisiche, ma è in genere più “brutto”: le donne hanno in genere un viso più maschile, il fisico è più grosso e sformato. Nell’occidentale c’è un flaccidume diffuso, forse dovuto alla “bella vita”, inoltre con l’avanzare dell’età il corpo accentua le “sgraziature”: la pancia, la pelle, i capelli, il corpo mostra un invecchiamento decadente. Anche i 5 sensi si sono atrofizzati, la rigidità muscolare e nervosa senza grandi sforzi decadono miseramente.
In poche parole siamo un frutto che si guasta in fretta.
Nell’orientale gli individui si somigliano (più degli occidentali). La pelle è perfetta (senza nei i acne) ed i capelli sono sempre neri, si tratta di un nero stupendo, vivo e lucente. Quasi nessuno porta gli occhiali ed i 5 sensi sono molto sviluppati, per non parlare delle capacità articolari del fisico, basta pensare che usano tranquillamente i piedi come fossero mani (l’alluce come il pollice). Non c’è obesità, uomini e donne hanno fisici tonici e proporzionati, il corpo con l’invecchiamento non decade, neppure i capelli si ingrigiscono, ma restano neri. Le donne hanno un bacino stretto ed una camminata sensuale, la schiena è straordinariamente diritta. Anche per gli uomini è la stessa cosa, è incredibile, sono corpi che non decadono, non invecchiano e non s’imbruttiscono, anche se in certi casi il lavoro ha gonfiato le arterie. Tendenzialmente non hanno ne rughe, ne zampe di gallina, forse la pelle scura è più resistente… l’età è difficile da definire, ragazze che per me hanno 15 anni, in realtà ne hanno 25.
Inoltre è un popolo con un forte senso di comunità ed una solidarietà che li rende una grande famiglia, sono tutti silenziosi ed educati (molto diversi dai popoli dei paesi arretrati e in via di sviluppo). La gente mostra un senso di tranquillità, non sembra mai nervosa.
Guardando questo popolo mi sembra di appartenere ad una civiltà vecchia e consunta.
Spese:
1 Porta medicinali antico 400.000rp (40 dollari)
3 Parei + 3 Tovaglie 200.000rp (20 dollari)
2 Porta bacchette 60.000rp (6 dollari)
5 Fumetti 51.000rp (5 dollari)
1 T-Shirt 26.000rp (2,5 dollari)
1 Machete toraja 150.000rp (15 dollari)
1 Collana di perle 100.000rp (10 dollari)
2 dragoni di komodo in legno 20.000rp (2 dollari)
SPECIALE AMARCORD:
non so se posterò anche il viaggio fatto due anni prima in terra indonesiana, purtroppo a quel tempo non facevo il diario di viaggio, in ogni caso ci sono un paio di foto che voglio assolutamente postare:

la ragazzina di Cuta beach: era straordinaria, simpaticissima e col suo machete ti tagliava l'ananas in pochi secondi e te lo serviva come un cono gelato...anche il suo amichetto era forte, formavano una coppia fenomenale!
un giorno epico a Lombok: la scalata in un solo giorno (anzichè 3) del vulcano Urinjiani, 3000 metri tra andata e ritorno, più di 10 ore di camminata continua in verticale...si era sparsa la voce di 2 pazzi che volevano fare il trekking in un solo giorno, le nostre due guide ci han lasciato procedere davanti e i ragazzi che ci han visti salire superandoli, al nostro ritorno, incorciandoli quando ancora salivano, volevano farsi fotografare con  noi...
in un mercato...cosa ti vado a trovare??? Un pk con l'insegna degli Helloween...mitica Indonesia!